Lavoro

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Il lavoro è uguale per tutti/e?

A cura di Giulia Selmi, sociologa, Gruppo di redazione.

Il lavoro è un aspetto cruciale nella vita degli individui adulti: prima di tutto – nelle società contemporanee – è il mezzo con cui si percepisce il reddito necessario per vivere, ma è anche un modo di esprimere le proprie competenze ed i propri saperi, uno strumento di trasformazione della realtà, un luogo di costruzione di relazioni significative e uno strumento di espressione identitaria.

Il lavoro, però, può essere anche un luogo di discriminazioni che privano gli individui dei loro diritti e peggiorano la qualità della loro vita. Si può trattare di discriminazioni legate alla disabilità, all’età, alla provenienza culturale, alla religione e alle convinzioni personali, ma anche al genere e all’orientamento sessuale. O, ancora peggio, all’intersezione di queste diverse dimensioni.

Se un datore di lavoro decide di non assumere una persona – competente e qualificata rispetto alla posizione lavorativa a cui si candida – poiché questa persona è lesbica, gay o trans, si parla di discriminazione diretta ovvero di un trattamento differenziato e sfavorevole rispetto a quello che ha, ha avuto o avrebbe una persona eterosessuale in una situazione analoga. Se in un’azienda alcuni avanzamenti di carriera fossero concessi solo a lavoratori e lavoratrici sposati/e e le persone gay e lesbiche non potessero accedere a questo avanzamento poiché non possono sposarsi, allora ci troveremmo di fronte ad discriminazione indiretta ovvero una disposizione, un criterio, una prassi, un atto, un patto o comportamento apparentemente neutri che possono mettere in una situazione di particolare svantaggio le persone non eterosessuali.

Gli uomini gay e le donne lesbiche si trovano ad affrontare comportamenti discriminatori soprattutto sul luogo di lavoro, ma spesso il loro orientamento sessuale è un fattore meno discriminante nei criteri di assunzione. Le persone transessuali e transgender – a causa dell’elevata stigmatizzazione sociale di cui sono oggetto data la visibilitá della propria identità di genere – sono invece più spesso discriminate nell’accesso stesso al lavoro tanto che in questi casi è più corretto parlare di esclusione dal mercato del lavoro e non solo di discriminazione nel mercato del lavoro .
La consapevolezza della presenza di discriminazioni nel mercato del lavoro nei confronti delle persone LGBT ha dato il via, a partire dagli anni 2000, ad una serie di interventi a livello Europeo e nazionale per contrastarle e promuovere una reale tutela delle differenze sui luoghi di lavoro.

A livello normativo, l’Italia ha recepito con il Decreto legislativo n. 216 del 9 luglio 2003, (modificato dalla Legge n. 101 del 6 giugno 2008 e dal Decreto legislativo n. 150 del 1 settembre 2011) la Direttiva 2000/78/CE, istituendo il principio di parità di trattamento anche in merito all’orientamento sessuale.
Il principio di parità di trattamento si applica a tutte le persone, sia nel settore pubblico che privato, nelle seguenti aree:
a) accesso all’occupazione e al lavoro, sia autonomo che dipendente, compresi i criteri di selezione e le condizioni di assunzione;
b) occupazione e condizioni di lavoro, compresi gli avanzamenti di carriera, la retribuzione e le condizioni del licenziamento;
c) accesso a tutti i tipi e livelli di orientamento e formazione professionale, perfezionamento e riqualificazione professionale, inclusi i tirocini professionali;
d) affiliazione e attività nell’ambito di organizzazioni di lavoratori, di datori di lavoro o di altre organizzazioni professionali, e prestazioni erogate dalle medesime organizzazioni.
Sull’identità di genere non esiste nell’ordinamento italiano una specifica forma di tutela, ma la Corte di Giustizia delle Comunità Europee con la Sentenza C-13/94 del 30 aprile 1996, recentemente richiamata nella Direttiva 2006/54/CE, ha ritenuto che il principio della parità di trattamento fra uomini e donne vada applicato anche alle discriminazioni derivanti da un cambiamento di sesso. Inoltre, molti sono gli sportelli di supporto e consulenza creati dalle associazioni LGBT in sinergia con enti locali e/o sindacati (ad esempio i Ken e Arcigay a Napoli, Di’Gay Project a Roma, Arcilesbica a Bologna) nati per contrastare il fenomeno delle discriminazioni con gli strumenti del diritto, ma anche per promuovere progetti di inclusione lavorativa.

Infine, anche alcune aziende e datori di lavoro hanno iniziato a mostrare sensibilità verso queste tematiche sviluppando azioni di diversity management, ovvero un approccio nella gestione delle risorse umane finalizzato alla creazione di un ambiente lavorativo inclusivo e alla messa a valore delle differenze di cui i e le dipendenti sono portatori/trici.

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In&out: identità sessuale e lavoro sul grande schermo

Dai documentari di nicchia e film mainstream, passando per serie tv e film biografici, sono molti gli esempi di produzioni che hanno rappresentato gay, lesbiche e trans in relazione al mondo del lavoro. In questa gallery, proponiamo un breve percorso fatto di spunti offerti dal mondo del cinema, che hanno raccontato, negli ultimi vent’anni, la complessa relazione tra identità sessuale e mondo lavorativo. La rappresentazione è senza dubbio cambiata pari passo con i mutamenti del mondo del lavoro: se, inizialmente, le questioni centrali erano la visibilità, il coming out, le discriminazioni in ambito professionale, negli ultimi anni il focus si è spostato sulla relazione tra identità sessuale e aspetti quali la precarietà lavorativa, la globalizzazione, la disoccupazione. Inoltre, è interessante notare come gli ambiti lavorativi rappresentati sono molto diversi: si va dal contesto aziendale (Philadeplhia, Otra historia de amor) a quello artistico (The gymnast), dal settore primario (Tres huit, Fuoristrada) a quello dell’insegnamento (In&Out), evidenziando in maniera trasversale, tuttavia, simili difficoltà e simili sfide per le persone gay, lesbiche e trans.

Philadelphia, di Johnathan Demme

Pluripremiato e ormai entrato nel novero dei film cult, “Philadelphia” è stato il primo film generalista ad affrontare apertamente la connessione tra orientamento sessuale, discriminazione sul luogo di lavoro e HIV, aprendo un dibattito sulle difficoltà affrontate dalle persone gay e lesbiche nei contesti professionali, dal coming out alla mancata protezione in caso di trattamento discriminatorio.

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In&Out, di Frank Oz

L’outing inaspettato diventa per un insegnante di un paesino di provincia un modo per incominciare a vivere in maniera diversa: tra comicità e momenti drammatici, il film affronta con il grande pubblico il tema dell’orientamento sessuale tra gli insegnanti, oggetto di dibattito e pregiudizi.

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L WORLD, di Cherien Dabis e Ariel Schrag

La più celebre serie tv interamente dedicata al mondo lesbico rappresenta un punto di rottura con gli immaginari fino a quel momento veicolati, come è già evidente dalla sigla: le donne protagoniste di “L World”, infatti, sono professioniste negli ambiti più disparati, dalla musica all’alta moda, dalla carpenteria all’arte, e nelle loro vite l’ambito del lavoro è completamente interconnesso con quello dell’orientamento sessuale.

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Nel lavoro di Sandra, di Giangiacomo De Stefano

Anche il percorso di transgender e transessuali è stato spesso rappresentato al cinema in relazione al particolare rapporto con il mondo del lavoro: se in molti casi, però, si è trattata di una rappresentazione stereotipica, in particolare delle persone MtF legate alla prostituzione, questo documentario affronta in maniera critica e sfaccettata la questione dell’accesso e dell’inserimento nel mondo del lavoro per le persone trans nell’Italia di oggi.

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Trois Huit, di Philippe Le Guay

Dalle storie corali alle storie particolari: in questo film francese del 2000, due operai vivono una storia omosessuale dai risvolti amari in un contesto di fabbrica molto ostile e con due modi diversi di intrecciare il proprio orientamento sessuale con l’identità professionale.

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The gymnast, di Ned Farr

Due acrobate si incontrano e si innamorano, vivendo la relazione e lavorando insieme: pur in un contesto professionale particolare come quello della performance, le due donne si trovano ad affrontare discriminazioni, pregiudizi e difficoltà.

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Kinky Boots, di Julian Jarrold

La crisi economica, la necessità di ripensare al proprio modello produttivo e l’incontro con una categoria di clienti molto speciali: travestiti, drag queen e transessuali diventano una risorsa fondamentale che permette all’azienda protagonista di risollevarsi dalla crisi, e, attraverso un taglio leggero ed ironico, per ragionare sugli stereotipi legati all’identità di genere.

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Otra historia de amor, di Américo Ortiz de Zarate

La storia appassionata tra un manager d’azienda e un giovane collega è l’occasione per raccontare le scelte di visibilità al lavoro, le difficoltà nel vivere una relazione omosessuale nel contesto lavorativo aziendale, ma anche la gioia di due persone profondamente innamorate e capaci, per questo, di vincere ogni discriminazione.

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Fuoristrada, di Elisa Amoruso

La protagonista è Beatrice, una donna trans, che, prima della transizione, lavora come meccanico ed è appassionata di rally: il suo incontro con Marianna, badante della madre, cambierà la sua vita. Le loro vite si intrecciano facendo intersecare anche le loro identità professionali e gli stereotipi ad esse legati.

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Cover boy, di Carmine Amoroso

Con il lavoro che cambia nella direzione della precarietà, cambia anche la sua rappresentazione: in “Cover boy”, la storia d’amore tra due uomini muta e si trasforma al ritmo dei cambiamenti, delle incertezze, delle sfide date dalla precarietà lavorativa e dalla disoccupazione, legando in modo indissolubile identità lavorativa e vita relazionale.

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Il mondo di Horten, di Bent Hamer

Il lavoro può essere una ragione di vita, e quando la pensione si avvicina, può mettere in crisi chi ci ha dedicato tanti anni della propria esistenza: è quanto accade in questo curioso film norvegese, in cui, con taglio ironico e a tratti surreali, un’identità professionale in crisi si intreccia con scoperte e consapevolezze sulla propria identità di genere.

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Articoli

Orgoglio e pregiudizio: le persone LGB al lavoro

A cura di Fabrizio Botti, Dipartimento di Economia, Università degli Studi di Perugia, e Carlo D’Ippoliti, Dipartimento di Scienze Statistiche, La Sapienza Università di Roma. Il mito del ‘gay ricco’ e ...
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La transessualità nei contesti lavorativi: ambiti di intervento e buone prassi

A cura di Beatrice Gusmano, sociologa e componente del gruppo redazionale della Rete RE.AD.Y, alla quale è attribuita la responsabilità dei contenuti e delle indicazioni fornite.   La popolazione transessuale e transgender, a ...
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Diversity management: tutela e indicatori di ‘differenza’

A cura di Fabio Corbisiero, Dipartimento di Scienze Sociali, Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Nel mare magnum dei cosiddetti hate bias, ovvero di quei comportamenti dettati esclusivamente da pregiudizio ...
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Lavoro: guida alla normativa e alla giurisprudenza

A cura di Tiziana Vettor, Dipartimento dei Sistemi Giuridici, Università degli Studi di Milano-Bicocca. In ambito lavorativo la tutela delle persone omosessuali è stata introdotta nell’ordinamento italiano dal d.lgs. n. 216 ...
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Per la diversità, contro la discriminazione: le campagne che raccontano i diritti LGBT al lavoro

Lavoratori e lavoratrici LGBT nel mondo godono di diversi diritti: tuttavia, se alcuni passi avanti sono stati fatti in materia di protezione dei diritti di chi lavora, e, in alcuni casi, dei loro partner e famigliari, la discriminazione è ancora un dato di fatto per molte persone gay, lesbiche e trans, sia nell’accesso che sul luogo di lavoro. In Europa, associazioni, organizzazioni e istituzioni si sono mobilitate con campagne di sensibilizzazione rivolte al pubblico generale ma, in diversi casi, nello specifico ad aziende e imprenditori, per abbattere la discriminazione, da una parte, e invitare alla valorizzazione delle differenze sul luogo di lavoro, dall’altra. Alcune campagne, inoltre, si rivolgono in particolare al caso delle persone transessuali e transgender, per le quali l’accesso al lavoro è complicato da diversi fattori discriminatori. Negli Stati Uniti, invece, la mobilitazione si è sviluppata soprattutto in occasione della discussione sull’ENDA, Employment-Non-Discrimination Act, una legge che prevede la non discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere nel trattamento di lavoro e che dagli anni ’90 ad oggi occupa il dibattito legislativo statunitense: essa ha subìto diverse modifiche, ed è stata più volte criticata in diversi Stati, provocando un’ondata di reazioni, campagne e raccolte firme, di cui qui offriamo alcuni esempi significativi.

 

 

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