Sesso

intersessualità

È vero che i bambini nascono sotto i cavoli?

Sesso biologico e intersessualità

A cura di Vittorio Lingiardi, Facoltà di Medicina e Psicologia, La Sapienza Università di Roma

Spesso il sesso (biologico) viene confuso con l’identità di genere, che riguarda invece l’esperienza soggettiva di appartenenza – psicologica e in un certo senso “simbolica” – al maschile o al femminile, cioè “sentirsi un uomo” o “sentirsi una donna” (compresa la possibilità di “sentirsi in parte un uomo e in parte una donna”). Quando parliamo di sesso, invece, ci riferiamo alle peculiarità biologiche, anatomiche, ormonali e genetiche degli individui, che vengono così differenziati in maschi e femmine. Vi è poi un terzo gruppo di individui, gli intersessuati, caratterizzati da una variazione di alcuni elementi del corpo che riguardano il sesso biologico come i cromosomi, i marker genetici, le gonadi, gli organi riproduttivi, gli ormoni, i genitali e i caratteri sessuali secondari.

Erroneamente, si tende a pensare che il sesso biologico sia determinato esclusivamente dai cromosomi ovvero che i cromosomi XX definiscano necessariamente un individuo di sesso femminile e i cromosomi XY un individuo di sesso maschile. La realtà è più complessa: una persona, per esempio, può avere i cromosomi XY, ma sviluppare al contempo altri elementi biologici che vengono considerati femminili; oppure avere un terzo cromosoma di sesso che dota un corpo maschile di aspetti che vengono interpretati come femminili.

La maggior parte di noi pensa spesso all’intersessualità solo in relazione agli organi genitali esterni, mentre le variazioni che caratterizzano l’intersessualità sono spesso invisibili, tanto che le stesse persone intersessuate possono non esserne a conoscenza, a meno di non sottoporsi a esami medici specifici. Non necessariamente, infatti, queste variazioni creano problemi funzionali e di salute all’organismo.

Nel corso del tempo e delle culture, le  persone intersessuate sono state considerate in diverse maniere. Il culto di figure e divinità con caratteristiche di entrambi sessi è presente in tutto il mondo antico (per esempio il dio Ermafrodito) e nelle tradizioni orientali (per esempio la divinità androgina Ardhanarishvara, unione di Shiva e della sua consorte Parvati). Al di fuori della concezione religiosa, però, la nascita di un bambino intersessuato poteva essere interpretata come segno di malasorte.

A partire dall’Ottocento, in Europa è progressivamente cresciuto l’interesse medico per l’argomento. Storicamente (e in modo impreciso) gli individui con queste variazioni sono stati definiti ermafroditi e pseudo-ermafroditi ed è solo a partire dagli anni ’20 del Novecento che si è cominciato a utilizzare il termine intersessuato. Dal 2006 queste condizioni hanno sono state definite DSS (disturbi dello sviluppo sessuale), ma in anni più recenti è stato suggerito un termine alternativo (differenze nello sviluppo sessuale) per evitarne la patologizzazione. Infatti, le persone intersessuate non necessariamente vivono come un “disturbo” o una “malattia” queste differenze nello sviluppo sessuale. Senz’altro è però percepito come problematico il modo in cui i corpi e le identità delle persone intersessuate vengono interpretati dalla società e, talora, dalla medicina: un modo che fatica a “comprendere” chi – anche dal punto di vista biologico –è portatore di una complessità che mette in discussione il binarismo sessuale e di genere (o maschio/maschile o femmina/femminile).

Breve bibliografia

Drescher, J. (2004). Dall’omosessualutà e dalla bisessualità all’intersessualità. Ripensando alle categorie di genere. Relazione presentata al convegno “Segreti e bugie: gli psicoanalisti e le sessualità”, Istituto di Specializzazione in Psicologia Psicoanalitica del Sé e Psicoanalisi Relazionale (ISIPSé), Roma, 27-29 febbraio 2004. Psicoterapia e Scienze Umane, 2008, 42(3), pp. 301-318.

Houk, C. P., Hughes, I. A., Ahmed, S. F., Lee, P. A., & Writing Committee for the International Intersex Consensus Conference Participants (2006). Summary of consensus statement on intersex disorders and their management. International Intersex Consensus Conference. Pediatrics, 118(2), 753-757. http://dx.doi.org/10.1542/peds.2006-0737

Wiesemann, C., Ude-Koeller, S., Sinnecker, G. G., & Thyen, U. (2010). Ethical principles and recommendations for the medical management of differences of sex development (DSD)/intersex in children and adolescents. European Journal Of Pediatrics, 169(6), 671-679. http://dx.doi.org/10.1007/s00431-009-1086-x

Galleria video

No body is shameful: le persone intersessuali si raccontano

Lo scopo del Progetto Interface è raccogliere e condividere le storie di persone che vivono la condizione di intersessualità e diffondere il messaggio “Nessun corpo merita vergogna”.
Le trascrizioni integrali in inglese delle interviste sono disponibili sul sito del progetto Interface Project.

Interface Project

A causa della paura e del pregiudizio, bambini/e in condizione intersessuale sono sottoposti a interventi chirurgici non consensuali, trattamenti ormonali e altri interventi medici finalizzati a ‘normalizzare’ i loro corpi. Grazie al progetto Interface, è stato possibile creare una rete di sostegno e condivisione che supporta le persone intersex nell’affrontare la paura, la vergogna e spesso l’isolamento che si trovano a vivere.

Sottotitolaggio a cura di Intersexioni,
con la collaborazione del
Gruppo Giovani GLBTI* Firenze

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Nthabiseng Mokoena
(Sud Africa)

Nthabiseng ha lottato a lungo per avere chiarezza sulla sua condizione poichè la madre, isolata e incolpata dalla società di aver partorito una figlia ‘anormale’, ha sempre cercato di proteggerla dal dolore e dalla vergogna. Per lungo tempo, Nthabiseng ha desiderato operarsi e si è scontrata con l’impreparazione dei medici e le difficoltà economiche di accesso alla sanità, finchè, conoscendo altre persone intersex, ha capito che l’unica via salutare per lei era imparare ad amarsi così com’era. «Ora non mi vergogno più di come sono», dice, «e vorrei dire a tutte le persone intersex che non possiamo aspettarci che le persone ci amino finchè non impariamo ad amare noi stessi».

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Jim Bruce
(USA)

Nato con cromosomi XY, Jim è stato cresciuto come femmina e ha subito un’operazione che ha rimosso il pene che aveva alla nascita. A 29 anni, scoprendo la sua condizione, ha deciso di affrontare la famiglia e di ridefinire la sua identità: ha iniziato a prendere testosterone e ad uscire dalla condizione di vergogna e silenzio in cui era vissuto. Da attivista, parla ai genitori di bambini/e intersessuali: «E’ l’isolamento che uccide veramente, l’incontro e il supporto con altre persone simili salveranno voi e loro».

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Mani Bruce Mitchell
(Nuova Zelanda)

«Ero una testa che si portava in giro un corpo»: così racconta la sua vita Mani Bruce, che fino a 40 anni ha vissuto la condizione di intersessualità con vergogna e rimozione. Ci sono voluti vent’anni di attivismo, l’incontro con altre persone, il supporto reciproco e lo studio per arrivare ad accettare ed amare il proprio corpo, in tutte le sue diversità.

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Alex Jürgen
(Austria)

Nato con caratteri sessuali difficili da definire, Alex è stato cresciuto per due anni come maschio e per il resto dell’infanzia come femmina, subendo diverse operazioni di asportazione e incisione nel corso della sua vita. Dopo la drammatica presa di consapevolezza della sua condizione di intersessuale, che lo porta a tentare il suicido, Alex intraprende un percorso di accettazione di sè, scegliendo di transitare definitivamente al genere maschile e decidendo, anche, di girare un documentario sulla sua vita.

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Articoli

Dallo pseudo-ermafroditismo alla intersessualità fino al DSD: le mille sfumature della medicalizzazione dei corpi intersessuati

A cura di Daniela Crocetti, Ph.D. in Science, Technology and Humanities, Università degli Studi di Bologna. Obiettivo di questo articolo è discutere in chiave socio-storica le modalità con cui è stata ...
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Hermaphrodites with Attitude: l’evoluzione dei movimenti e dell’attivismo su intersessualità e DSD

A cura di Daniela Crocetti, Ph.D. in Science, Technology and Humanities, Università degli Studi di Bologna. Nel 1993 la biologa femminista Anne Fausto-Sterling pubblicò un articolo su “The Sciences” (dal titolo ...
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Le rappresentazioni dell’intersessualità: tra visibilità e stereotipi nella letteratura

A cura di Daniela Crocetti, Ph.D. in Science, Technology and Humanities, Università degli Studi di Bologna. Obiettivo di questo articolo è esplorare come la produzione culturale racconta l’intersessualità e discutere alcuni ...
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Galleria immagini

Indefinita e sfuggente: le rappresentazioni dell’intersessualità nei libri

In che modo viene rappresentata l’intersessualità nei libri che ne parlano e ne divulgano dati e conoscenze al pubblico specializzato e non?  In questa gallery, alcuni esempi di copertine e immagini accompagnatorie di testi fondamentali nell’approccio all’intersessualità. Simboli come l’orchidea, utilizzati anche da associazioni e attivisti, vengono affiancati a immagini che richiamano l’indefinitezza; spesse volte è il corpo nudo il centro della rappresentazione, in altri casi sono primi piani di persone dai tratti somatici non definiti. Per alcuni testi più famosi, infine, le immagini cambiano da edizione a edizione o, anche, da paese a paese.
La gallery costituisce anche un invito alla lettura: ogni libro presentato è inserito nella Banca Dati del Portale: romanzi, saggi e raccolte di testimonianze che affrontano il tema dell’intersessualità sotto diversi punti di vista.

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