Relazioni familiari e affettività

famiglie plurali

Famiglie plurali

A cura di Chiara Saraceno, Honorary Fellow al collegio Carlo Alberto di Torino

La pluralità dei modi di fare ed intendere la famiglia non è un fenomeno recente, al contrario. La storia umana, infatti, presenta un pressoché inesauribile repertorio di modi di organizzare e attribuire significato alla generazione e alla sessualità, alla alleanza tra gruppi e a quella tra individui – di costruire, appunto, famiglie.

L’esperienza familiare, che pure sembra la più comune nel tempo e nello spazio, differenzia perciò più o meno profondamente le varie epoche, culture,  gruppi sociali.

Nell’epoca attuale la diversificazione non riguarda più soltanto società o periodi storici differenti, ma è anche sempre più interna alle singole società. Convivenze e procreazione senza matrimonio, nuove nozze che non seguono a vedovanza ma a divorzi, famiglie ricomposte attraversate da confini mobili e in parte diversi per i vari componenti, filiazione che avviene per adozione o tramite fecondazione assistita con donatore o donatrice, oltre che le famiglie costituite da coppie dallo stesso sesso sono esempi di questa diversificazione, che si aggiungono a quella prodotta dai diversi modelli culturali (ed anche giuridici, quando si tratta di stranieri) relativi ai raporti di genere e generazioni che differenziano famiglie apparentemente identiche dal punto di vista della forma

Entro i complessi processi di mutamento che hanno interessato e stanno interessando i modi di fare famiglia in Occidente, se ne possono segnalare quattro, che hanno un ruolo importante nei processi contemporanei di definizione e ridefinizione della famiglia, oltre che nel marcare differenze tra paesi. Il primo riguarda i rapporti e le identità di genere. Il modo in cui viene oggi definita la «normalità» maschile e soprattutto femminile, che cosa ci si attende che facciano gli uomini e le donne sono molto cambiati rispetto anche a solo cinquant’anni fa, provocando mutamenti sia nella organizzazione quotidiana delle famiglie. sia nei rapporti tra uomini e donne, anche se questo cambiamento non è avvenuto nello stesso modo e nello stesso tempo in tutti i paesi. Il secondo mutamento riguarda i rapporti tra le generazioni. Esso dipende innanzitutto dal mutato contesto demografico in cui le generazioni oggi si incontrano nei paesi sviluppati, segnato dai due fenomeni responsabili dell’invecchiamento della popolazione: a fronte di una fecondità molto contenuta, che ha drasticamente ridotto il numero di figli per famiglia, si vive più a lungo. Si hanno perciò meno fratelli/sorelle, ma più nonni (ed è più facile essere nonni a lungo). Ma sono anche mutati i rapporti di potere e di autorità tra le generazioni, come segnala indirettamente l’emergere della consapevolezza che i bambini sono soggetti di diritti a pieno titolo. Il terzo fenomeno riguarda la messa in discussione dell’eterosessualità ed eteronormatività come fondamento della famiglia. Paradossalmente, quest’ultimo fenomeno è in larga parte debitore di processi che hanno modificato dall’interno la famiglia eterosessuale, con l’emergere della centralità dell’amore, lo scollamento tra sessualità e riproduzione e tra genitorialità e riproduzione biologica.  Quest’ultima distinzione sicuramente è stata rafforzata dallo sviluppo delle tecniche di riproduzione assistita, che consentono la possibilità di ricorrere a donatori/donatrici. Non si esaurisce, tuttavia, in essa. L’adozione ha una lunga storia, ed il suo significato è mutato nel tempo proprio accentuando gli aspetti di assunzione di responsabilità genitoriale piuttosto che di continuità genealogica. Anche l’aumento delle famiglie cosiddette ricomposte, in cui almeno uno dei due partner proviene da un matrimonio precedente e vi possono essere figli di rapporti di coppia diversi con un intreccio e condivisione di responsabilità genitoriali allargate, segnala come la genitorialità  non si esaurisca, e neppure abbia il suo solo fondamento, nel rapporto biologico. Il quarto fenomeno riguarda il diverso modo  in cui i paesi occidentali, e in particolare quelli europei, integrano a livello normativo la pluralizzazione dei modi di fare e intendere la famiglia. Il diritto di famiglia oggi differenzia paesi anche contigui altrettanto, se non più, del sistema elettorale o di protezione sociale.  Ne possono anche derivare conflitti tra sistemi normativi diversi.  Questa differenziazione normativa, inoltre, è divenuta sempre più visibile e conosciuta. La globalizzazione dell’informazione, l’aumentata mobilità transnazionale delle persone e i fenomeni migratori hanno, da un lato, reso accessibile al di fuori della ristretta cerchia degli studiosi l’esperienza dei diversi modi sociali e istituzionali, oltre che individuali, di definire la famiglia e i rapporti tra i sessi e le generazioni. Dall’altro lato, hanno reso visibili conflitti non solo tra norme diverse, ma tra istituzioni diverse: tra sistemi giuridici nazionali differenti così come  tra sistemi giuridici nazionali e sistemi giuridici transnazionali (ad esempio la Corte Europea e la Corte per i diritti dell’uomo).

Non si tratta di fenomeni lineari e di significato univoco. Le direzioni prese dai vari paesi possono differire, talvolta anche in modo notevole. Entro uno stesso paese possono esservi disomogeneità ed anche contraddizioni tra norme e circostanze obiettive ed anche tra insiemi di norme, o di politiche, sviluppati in settori diversi.

Proprio questa eterogeneità, talvolta anche conflittuale, di definizioni segnala come,  lungi dal riconoscere e dare forma giuridica ad una “natura che esiste là fuori”, le norme  – sociali, religiose, giuridiche – oggi come sempre costruiscono la famiglia.  Sono le norme, infatti, che definiscono di volta in volta che cosa della “natura” è considerato socialmente legittimo (ad esempio la procreazione entro il matrimonio, l’eterosessualità coniugale) e ciò che non lo è (ad esempio la procreazione fuori dal matrimonio, fuori dal rapporto di coppia eterosessuale stabile, l’omosessualità), ciò che, “naturale”, ma anche esplicitamente artificiale (ad esempio l’adozione, o una qualche forma di riproduzione assistita), costituisce una famiglia e ciò che invece non può accedere a questo riconoscimento; chi può accedere al ricongiungimento famigliare in caso di migrazione e chi ne è escluso.

La storia delle forme di regolazione della famiglia in occidente è storia di progressivi allargamenti del campo di ciò che è riconosciuto come socialmente possibile, lecito e al contempo di ridefinizioni dell’equilibrio tra obbligazioni e diritti individuali. In Occidente, inclusa l’Italia, si è progressivamente ridotto il raggio delle relazioni di consanguineità che cadono sotto la definizione di incesto; i figli naturali sono stati  equiparati a quelli legittimi ed anche chi è coniugato può riconoscerli; l’adozione ha mutato e allargato il proprio significato e non è più prevalentemente una risposta alla sterilità; il matrimonio è diventato reversibile ed è possibile passare a seconde nozze anche senza essere vedovi; l’adulterio, specie femminile, non è più considerato reato né contro la morale né contro la coesione sociale e tanto meno lo è convivere senza essere sposati; la contraccezione, quindi il controllo sulla fertilità, è divenuta legittima, separando nettamente sessualità e riproduzione ed anche sessualità e matrimonio. Nella maggior parte dei paesi occidentali, anche se non in Italia, le obbligazioni e responsabilità tra adulti che si instaurano nelle convivenze di fatto eterosessuali hanno ottenuto forme di riconoscimento giuridico tali da renderle molto prossime al matrimonio. Più recentemente, un processo analogo è avvenuto per le coppie omosessuali. In diversi paesi la de-stigmatizzazione della procreazione senza matrimonio e la diffusione della mono-genitorialità, specie femminile, a seguito della diffusione delle separazioni e divorzi, ha aperto la possibilità di adozione anche alle persone sole, riconoscendo che la capacità genitoriale non si sviluppa ed esercita solo in un rapporto di coppia.

Tutte queste trasformazioni sono avvenute non perché si è ampliata la conoscenza della “natura”, ma perché si è modificata appunto la percezione di ciò che è socialmente accettabile ed anche perché più soggetti sono entrati nella negoziazione e definizione di ciò che fa una famiglia, riducendo il potere monopolistico dello stato e delle chiese in questo campo. Se lo stato rimane l’ambito di produzione finale della norma, questa deve fare sempre più i conti con ciò che gli individui hanno da dire su di sé e le proprie relazioni.

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Famiglie plurali: spot e pubblicita’ raccontano i mutamenti della famiglia

Le famiglie gay, lesbiche, plurali, sono state negli ultimi anni spesso oggetto di rappresentazione in spot commerciali: aziende di automobili, alimentari, abiti e arredamento hanno raccontato il cambiamento del concetto di famiglia, creando ampio dibattito nella società civile e nel movimento LGBT.
Da una parte, le aziende multinazionali e locali, individuando nelle persone LGBT una categoria specifica di clientela, hanno incominciato a prendere atto dei mutamenti sociali e si sono aperte all’inclusione di ogni forma di famiglia, di relazione, di amore: numerosi spot, dunque, si fondano proprio sull’allargamento e sulla evoluzione del significato di ‘famiglia’.
Dall’altra, trattandosi di operazioni a fini principalmente economici, ed essendo il linguaggio pubblicitario necessariamente sintetico, gli spot offrono una rappresentazione a volte semplificata dell’omosessualità e delle relazioni familiari, e possono contribuire all’invisibilizzazione di alcune identità. Se, dunque, le coppie e le famiglie lesbiche sono decisamente poco rappresentate, non appaiono in nessuno spot persone transessuali o transgender. Inoltre, nel caso italiano, il tema dell’omogenitorialità appare solamente di recente, e ancora in maniera più suggerita che esplicita, segno di un’apertura che si sta lentamente delineando.

Ikea
Basta Poco per cambiare

L’azienda di arredamento e oggetti per la casa svedese è stata tra le prime al mondo a includere le famiglie LGBT nei propri spot e nel proprio target di clientela in maniera esplicita, spesso utilizzando slogan ironici e diretti. In questo spot realizzato per il pubblico italiano, l’invito è a fare un piccolo passo di apertura verso il mondo, come può essere l’uscire a incontrare i vicini, ma anche il vivere apertamente la propria relazione gay: l’accento viene posto sul coming out e sulla visibilità come parte di uno stile di vita che interessa tutte le persone, non solamente gay e lesbiche.

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Ikea
A festa

In quest’altro contributo realizzato, invece, per il pubblico portoghese, è la famiglia il centro della riflessione: laddove la famiglia è felice e fondata sull’amore, non importa, di fatto, da chi sia composta. Così, una cena con mamma, papà, figlio e compagno del figlio è un’occasione di festa: l’immagine è quella di una coppia gay che vive apertamente la propria relazione e di un equilibrio familiare sereno.

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Findus

Una mamma a pranzo dal figlio e un coming out inatteso, a cui la donna risponde con naturalezza, gustando il piatto di pasta e il risotto pubblicizzati. E’ il primo spot italiano ad affrontare in maniera così esplicita il tema del coming out in famiglia.

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Kindle Paperwhite

Una situazione di vacanza, un uomo e una donna, vicini di sdraio, chiacchierano sulle preferenze di lettura e sull’utilizzo del Kindle pubblicizzato: alle loro spalle, i rispettivi compagni ordinano un drink. L’assoluta naturalezza con cui l’uomo afferma di avere un compagno e la donna risponde, passa un messaggio di apertura che, di fatto, invita a non avere pregiudizi e accettare le forme plurali di relazione che si instaurano. Anche in questo caso, si tratta di un coming out con protagonista un uomo.

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Sammontana

Realizzato nel 2014, lo spot “Sammontana” presenta tutti gli elementi che raccontano le vacanze al mare: il divertimento, le risate con gli amici, l’avventura, la spiaggia, lo sport. Tra questi, anche un elemento fugace, accennato, ma comunque dirompente: l’attrazione tra due ragazzi, che si piacciono in maniera aperta e serena. Lo spot, pur in maniera velata e non eccessivamente esplicita, costituisce dunque un invito positivo al coming out e alla serenità rispetto alla propria identità, in particolare se si considera che è rivolto ad un target di giovani e giovanissimi.

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Sughi Althea

Nel 2014, a seguito delle dichiarazioni omofobe, poi ritrattate, rese dal presidente di Barilla, si scatena quella che i media hanno chiamato “la guerra della pasta”: numerose aziende concorrenti a Barilla, tra cui proprio sughi Althea, realizzano, nelle settimane successive al caso, degli spot in cui prendono apertamente le difese delle famiglie LGBT, cogliendo l’occasione per esplicitare un supporto, che altrimenti non avrebbero reso noto, nei confronti di una categoria di clienti specifica.

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Cheerios

La nota azienda di cereali ha creato degli spot nei quali famiglie di tutti i tipi si presentano e si raccontato: tra queste, anche la famiglia composta da Andrè, Johnathan e Raphaelle. Il tema dell’omogenitorialità viene affrontato apertamente, così come apertamente viene raccontata la quotidianità e la ‘normalità’ dell’essere genitore e coppia gay.

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Honey Maid

Stesso intento, diverso destino per HoneyMaid: a seguito del lancio di una campagna di spot in cui l’azienda dà il benvenuto a tutte le famiglie del mondo, incluse le famiglie omogenitoriali, i profili social di Honey Maid sono ricoperti di insulti, attacchi omofobi e frasi razziste. L’azienda decide di rispondere facendo realizzare un’opera a due artiste, che, proprio partendo dalla raccolta dei feedback negativi – ma anche da quelli positivi – ricevuti, compongono un’installazione in cui a spiccare è la parola “Love”.

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Vodafone

“Magari è arrivata l’ora di avere coraggio, di lanciarsi”: a questo slogan che guarda al progresso e all’innovazione sociale si accompagna l’immagine di una coppia lesbica che accoglie l’arrivo di un figlio appena nato. Lo spot suggerisce un’idea di omogenitorialità, e costituisce un primo, incoraggiante, esempio italiano di apertura verso il tema.

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Articoli

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La visibilità dell’amore tra uomini: per una biblioteca contro l’omofobia

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Famiglie arcobaleno e letteratura per l’infanzia: l’esperienza di “Lo Stampatello”

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Dallo scatto rubato al selfie: famiglie plurali di fronte all’obiettivo

Com’è fatta una famiglia plurale? Di quali momenti è costituita la vita quotidiana di una coppia LGBT o di una famiglia omogenitoriale? Come vivono le famiglie in cui è presente una persona gay, lesbica o trans? La selezione di immagini presenta progetti di reportage fotografici, che sono stati realizzati con uno sguardo documentaristico e il comune obiettivo di raccontare e rappresentare le famiglie omogenitoriali e arcobaleno nei loro momenti più significativi. Così come cambiano le famiglie, tuttavia, cambia anche il modo di rappresentarle: alcuni lavori, in particolare quelli meno recenti, hanno dunque un comune sguardo descrittivo, che presenta le coppie LGBT e le famiglie con l’intento di testimoniarne l’esistenza. Altri lavori, invece, si spostano verso la rappresentazione dell’intimità: attimi di intesa tra partner durante la gravidanza o nel momento dell’allattamento, vanno in profondità, svelando anche il lato intimo, emozionale e complesso della genitorialità LGBT. Un’immagine ci propone un esempio di autorappresentazione di una famiglia gay con due figlie, che si ritrae in un selfie divenuto ormai celebre. Infine, alcuni progetti fotografici si concentrano sulla documentazione e sulle testimonianze di genitori, fratelli, sorelle e amici che hanno in famiglia una persona gay, lesbica e trans, e che insieme costruiscono un percorso di visibilità e dialogo.

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Vite nascoste e vite visibili: le relazioni omosessuali di personaggi celebri del passato e del presente

Affettività e sessualità sono aspetti fondanti della vita delle persone, e incidono profondamente anche su altre sfere, da quella professionale a quella creativa. Tuttavia, quando si tratta di ricostruire le biografie di personaggi celebri del passato e presente, spesso tali aspetti vengono occultati, in particolare quando questi personaggi hanno vissuto relazioni omosessuali o poliamorose. Nella ricostruzione biografica di artisti/e, rappresentanti politici/politiche, intellettuali e scienziati/e, dunque, così come viene presentata al grande pubblico, in enciclopedie e strumenti scolastici, generalmente è omesso o sottovalutato l’aspetto dell’omosessualità, laddove lo stesso trattamento non è riservato a matrimoni o relazioni eterosessuali. Tuttavia, fin dall’antichità, esistono testimonianze scritte e molteplici dell’omosessualità di numerosi personaggi storicamente importanti, da Alessandro Magno a Socrate, da Alcibiade all’imperatore Adriano.

In particolare nel caso di artisti/e e intellettuali, spesso le relazioni sentimentali hanno uno stretto legame con la produzione artistica, con influenze di correnti e di altri artisti, così come con le diverse fasi stilistiche e scelte artistiche operate nel corso del tempo: così, ad esempio, se le amanti di Frida Kahlo diventano personaggi dei suoi quadri, la profonda connessione amorosa e intellettuale tra il coreografo Merce Cunningham e il compositore John Cage porta alla realizzazione di opere che mutano radicalmente la musica e la danza del 21esimo secolo. Le relazioni sentimentali, inoltre, assumono importanza quando sono visibili perché, in particolare negli ultimi decenni, è anche grazie alle scelte di vivere visibilmente la propria omosessualità e dichiarare apertamente il proprio amore che coppie e celebrità dei nostri giorni hanno offerto un contributo sostanziale al superamento delle discriminazioni e offerto al grande pubblico la possibilità di comprendere e accettare forme di relazione diverse dai modelli eteronormativi. In questa gallery, presentiamo alcuni personaggi che nel campo politico, sportivo, artistico e letterario hanno vissuto relazioni omosessuali anche di lunga durata, spesso omesse dalle biografie ufficiali, ma che hanno inciso profondamente nelle loro vite professionali e, spesso, nei mutamenti culturali e artistici della loro epoca.

 

 

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