Questo glossario è stato pensato come una mappa utile per orientarsi tra le parole più utilizzate per parlare di tematiche LGBT. Esso è composto da una serie ragionata di definizioni che possono permettere ad ogni persona di condividere un vocabolario rispettoso di tutte le differenze. Le definizioni sono semplici ed essenziali poiché nelle aree in cui si articola il Portale è possibile trovare approfondimenti sulle specifiche tematiche.
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L’asessualità è un orientamento sessuale che non prevede la sessualità come centrale nello sviluppo della relazione. Le persone che si definiscono asessuali sono, quindi, coloro che vivono a loro agio in assenza di desiderio sessuale. Questa specifica è molto importante per distinguere le persone asessuali da quelle che scelgono l’astinenza o il celibato, o da chi prova avversione nei confronti del sesso (che si manifesta come una vera e propria fobia e repulsione del contatto sessuale). L’asessualità, infatti, è semplicemente l’indifferenza verso gli atti sessuali.
Atto con cui gli individui si determinano liberamente e autonomamente, espressione della libertà positiva delle donne e degli uomini e, quindi, della responsabilità e dell’imputabilità di ogni loro volere e azione nel ciclo di vita
Insieme di credenze, emozioni e atteggiamenti negativi nei confronti della bisessualità o delle persone bisessuali, costruito a partire da stereotipi e pregiudizi eterosessisti, che può manifestarsi in comportamenti discriminatori in diverse forme: da una generale chiusura a forme più aggressive e violente, verbali e/o fisiche e/o psicologiche. Anche in questo caso (cfr. Omofobia, Transfobia, Lesbofobia), sarebbe più appropriato parlare di binegatività o pregiudizio anti-bisessuale.
Attrazione emotiva e sessuale verso individui sia di sesso femminile che di sesso maschile.
È un abuso di potere (fisico, verbale, psicologico, digitale) agito in una relazione tra pari all’interno di un contesto di gruppo. Ha tre requisiti fondamentali che lo distinguono da altre forme di violenza tra pari: presuppone un’asimmetria tra bullo e vittima, presuppone l’intenzionalità da parte del bullo di creare un danno alla vittima e ha carattere di sistematicità, ovvero le prevaricazioni sono protratte nel tempo in maniera continua. Si è di fronte a casi di bullismo omofobico quando le vessazioni e le violenze messe in atto dal bullo riguardano la reale o presunta omosessualità della vittima. Questa forma di bullismo è l’espressione dell’eterosessismo e dell’omonegatività presenti nella società contemporanea.
Dichiarazione del proprio orientamento sessuale (dall’inglese to come out of the closet = uscire dall’armadio). Poiché in ogni ambito sociale l’eterosessualità è data per scontata quale orientamento sessuale dominante, il coming out è un processo continuo: le persone gay e lesbiche infatti, si trovano a dover scegliere, in ogni situazione, se rendere o meno pubblico il proprio orientamento sessuale. Il Coming Out Day ricorre l’11 ottobre di ogni anno.
Sono reati motivati dall’intolleranza verso specifici gruppi sociali, chiamati anche reati motivati da pregiudizi. Secondo la definizione dell’OSCE, per essere tale un crimine di odio deve soddisfare due criteri: essere commesso per motivazioni di pregiudizio ed essere illegale nel codice penale del paese in cui è commesso.
Persona che abitualmente indossa abiti del sesso opposto, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale o identità di genere.
Forma di bullismo caratterizzata da vessazioni e azioni diffamatorie diffuse attraverso le tecnologie digitali (social network, e-mail, siti web, chat, blogs, SMS, MMS, riprese audio e/o video).
Sono discorsi che incitano all’odio e alla violenza verso una persona o un gruppo sulla base del genere, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere, della provenienza etnica, della religione, della diversa abilità o dell’età.
Trattamento – individuale, sociale o istituzionale – meno favorevole riservato a persone o gruppi sia in forma diretta (soprusi fisici, verbali, psicologici) che indiretta (attraverso provvedimenti che, benché apparentemente imparziali, comportano uno svantaggio sulla base dell’appartenenza a un particolare gruppo sociale).
Uomo che si veste da donna (queen) o donna che si veste da uomo (king) accentuandone le caratteristiche con finalità artistiche o ludiche al fine di mettere in scena l’arbitrarietà dei ruoli di genere.
Acronimo della dicitura inglese Disorders of Sex Development introdotta in ambito medico nel 2006 per indicare la condizione di intersessualità e traducibile in italiano sia con l’espressione letterale Disordini dello Sviluppo Sessuale, sia con l’espressione Disordini della Differenziazione Sessuale.
Un sinonimo che pone l’accento sulla dimensione normativa e prescrittiva della visione eterosessista è ‘eteronormatività’, definita come l’insieme di pratiche e istituzioni che legittimano e privilegiano una particolare forma di eterosessualità caratterizzata da monogamia, convivenza tesa al matrimonio, riproduzione come finalità del legame, struttura familiare nucleare, perfetta sovrapposizione tra le componenti dell’identità sessuale.
Visione del mondo che considera naturale e legittima solo l’eterosessualità, dando per scontato che tutte le persone siano eterosessuali. L’eterosessismo, sia a livello individuale che culturale, rifiuta, denigra e stigmatizza ogni forma di comportamento, identità e relazione non eterosessuale. E’ la causa principale dell’omofobia.
Attrazione emotiva e sessuale verso individui di sesso diverso dal proprio.
Termine che comprende un sistema di idee basato sul rifiuto del privilegio maschile e della subordinazione della donna, ma anche i movimenti sociali e politici nati a partire dall’Ottocento in Europa e negli Stati uniti e volti ad ottenere la parità giuridica e sociale tra i sessi.
Termine riferito a uomo attratto emotivamente e sessualmente da altri uomini.
Forma di pregiudizio che divide in maniera rigida e dicotomica le persone in maschi e femmine, stigmatizzando chi non rispetta tale binarismo (per esempio le persone transessuali e transgender, ma anche coloro che non si conformano ai ruoli di genere).
La costruzione sociale della differenza biologica tra i sessi, ovvero il modo con cui le differenze biologiche tra maschi e femmine vengono trasformate in differenze culturali, sociali e simboliche tra uomini e donne all’interno della società. Il termine genere pone l’accento sul ruolo della società e delle tradizioni culturali nel definire in maniera diversa, oppositiva e diseguale il maschile e il femminile.
Il 17 maggio èe stato scelto come la Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia, in ricordo del 17 maggio 1990 quando l’Organizzazione mondiale della Sanità eliminò l’omosessualità dal manuale diagnostico che elenca le malattie mentali.
Esperienza interiore e individuale che riguarda il genere che ogni persona sente profondamente come proprio. Nel caso di corrispondenza tra percezione della propria identità di genere, ruolo di genere e sesso biologico si parla di persona cisgender. Nel caso in cui non vi sia una corrispondenza, si parla di persona transgender.
È parte della comprensione profonda che una persona ha di se stessa come essere sessuato, di come si percepisce e di come vuole essere percepita dalla società. Include quattro componenti che non necessariamente sono congruenti fra loro: il sesso biologico; il ruolo di genere; l’identità di genere; l’orientamento sessuale.
Condizione propria della persona intersessuale, cioè di chi presenta caratteristiche biologiche appartenenti sia al sesso femminile che al sesso maschile, a livello cromosomico e/o ormonale e/o dell’apparato genitale e/o dei caratteri sessuali secondari.
L’espressione inglese living apart together (Vivere separatamente insieme) si riferisce a tutte le coppie, che si definiscono tali e che vengono riconosciute come tali dal contesto sociale, che decidono di non convivere, mantenendo abitazioni separate.
Termine riferito a donna attratta emotivamente e sessualmente da altre donne.
Insieme di credenze, emozioni e atteggiamenti negativi nei confronti del lesbismo o delle donne lesbiche, costruito a partire da stereotipi e pregiudizi eterosessisti, che può manifestarsi in comportamenti discriminatori in diverse forme: da una generale chiusura a forme più aggressive e violente, verbali e/o fisiche e/o psicologiche. Anche in questo caso (cfr. Omofobia, Transfobia, Bifobia), sarebbe più appropriato parlare di lesbonegatività o pregiudizio anti-lesbico.
Acronimo utilizzato come sostantivo o come aggettivo per indicare ogni riferimento a persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, transgender. Oggi questo acronimo può essere anche ampliato dalle lettere Q e I che indicano rispettivamente queer e intersessuali.
Espressione che indica l’adozione di un linguaggio non sessista, basandosi sui seguenti assunti: la grammatica della maggior parte delle lingue europee utilizza convenzionalmente il maschile plurale quale forma neutra inclusiva per entrambi i generi, limitandosi a utilizzare il femminile in forma esclusiva; l’impiego del maschile come genere neutro inclusivo eà discriminatorio, in quanto possiede una connotazione di parzialità e asimmetria. Le soluzioni linguistiche non sessiste sono, fondamentalmente, di due tipi: una strategia di maggiore visibilitaà del genere femminile, con la declinazione al maschile e femminile (es. ragazzi e ragazze); una strategia di oscuramento di entrambi i generi, con un uso di perifrasi che includano espressioni prive di riferimenti specifici (es. ‘persona’, ‘essere umano’, ‘individuo’, ‘soggetto’), raccomandata dal Parlamento europeo in particolare per la redazione di documenti amministrativi (es. ‘diritti umani’ anzichèà ‘diritti dell’uomo’).
Lo stress cronico percepito dai membri delle minoranze stigmatizzate, che deriva principalmente da tre fattori: esperienze vissute di rigetto, pregiudizio e discriminazione; stigma percepito; senso di vergogna ed autodisprezzo, che nel caso delle persone LGBT si traduce in omofobia o transfobia interiorizzata. Esso è la risultante del conflitto di valori tra società dominante e gruppi minoritari, e può avere conseguenze sul benessere psicofisico degli individui appartenenti a questi ultimi.
Insieme di credenze, emozioni e atteggiamenti negativi nei confronti dell’omosessualità che può manifestarsi in discriminazioni fisiche, verbali, psicologiche e istituzionali. Il termine, che letteralmente indica la paura irrazionale di trovarsi con persone omosessuali, si distingue dalle fobie comunemente intese in quanto suscita emozioni di disgusto e rabbia (non ansia), viene originata dal pregiudizio (non da una paura irragionevole) ed è strutturale e diffusa nella società (non è individuale). L’omofobia non è quindi una vera e propria fobia, bensì un atteggiamento pregiudiziale che si esprime attraverso l’uso di un linguaggio offensivo nei confronti delle persone omosessuali, nonché attraverso la svalutazione dell’esperienza omosessuale stessa. Il termine omofobia oggi è in parte superato e sostituito con il termine omonegatività per indicare che gli atti di discriminazione e violenza nei confronti delle persone omosessuali non sono irrazionali o frutto di una paura, ma piuttosto l’espressione di una concezione negativa dell’omosessualità che nasce da una cultura e una società eterosessiste.
Forma di omofobia spesso non cosciente, risultato dell’educazione e dei valori trasmessi dalla società, di cui a volte sono vittima le stesse persone omosessuali.
Termine che definisce il legame biologico e/o affettivo tra una persona e/o una coppia omosessuale e i propri figli/e .
Attrazione affettiva e sessuale verso individui dello stesso sesso. Talvolta, viene preferito il termine omoaffettività per sottolineare l’aspetto non solo erotico e sessuale, ma anche sentimentale e affettivo delle relazioni tra persone dello stesso sesso.
La direzione prevalente dell’attrazione emotiva e sessuale verso altre persone: si parla di eterosessualità, omosessualità o bisessualità.
Dichiarazione da parte di altri/e dell’orientamento sessuale di una persona (contro la sua volontà o senza che ne sia informata).
La pratica, o la possibilità, di intrattenere più relazioni intime contemporaneamente, con la consapevolezza e il consenso di tutte le persone coinvolte.
Tendenza a considerare in maniera sfavorevole e discriminante un determinato gruppo sociale: indica qualunque percezione generalizzata, semplificata e distorta di un aspetto della realtà che si concretizza nella discriminazione vera e propria.
Espressione che indica le iniziative che si svolgono ogni anno per commemorare la rivolta di Stonewall che, culminata il 28 giugno 1969 a New York, è considerata il momento di nascita del movimento di liberazione LGBT a favore di una maggiore visibilità e accettazione. Il termine inglese pride, infatti, indica l’orgoglio, inteso come scelta di vivere liberamente e pubblicamente la propria omosessualità o la propria transessualità, chiedendo alle istituzioni e alla società pari diritti e opportunità.
Termine inglese (tradotto solitamente con strano, insolito, frocio) storicamente utilizzato in senso dispregiativo nei confronti delle persone omosessuali, e ripreso in chiave positiva dal movimento LGBTQI per indicare tutte le molteplici sfaccettature dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale. Il termine queer rivendica il superamento delle dicotomie classiche (uomo/donna, omosessuale/eterosessuale, femmina/maschio) e la volontà di superare le discriminazioni in relazione ai molteplici posizionamenti identitari dei soggetti (generazione, credo religioso, provenienza culturale, provenienza etnica, dis/abilità, età, eccetera).
L’insieme delle aspettative e dei modelli sociali che determinano i comportamenti tradizionalmente considerati appropriati per gli uomini e per le donne in una determinata cultura e in un dato periodo storico.
Forma di discriminazione – basata su stereotipi e pregiudizi – che svaluta le donne rispetto agli uomini sulla base del loro sesso biologico come se, a partire da una differenza biologica, si potessero predire competenze, ruoli nella società e capacità di donne e uomini. Questo concetto può essere espresso anche dal termine machismo che pone l’accento sull’esaltazione della virilità nello svalutare le donne.
Le caratteristiche biologiche, anatomiche e ormonali che definiscono l’appartenenza al sesso maschile o femminile.
Sottoclasse degli stereotipi, ovvero quell’insieme di credenze e rappresentazioni ipersemplificate della realtà che un gruppo sociale associa ad un altro gruppo. Per stereotipi di genere si intendono quei meccanismi di categorizzazione ai quali gli individui ricorrono per elaborare, interpretare e decodificare la rappresentazione di ciò che è femminile o maschile. L’uso degli stereotipi di genere conduce a una percezione rigida e distorta della realtà, che si basa su ciò che noi intendiamo per “femminile” e “maschile” e sui ruoli che uomini e donne dovrebbero assumere nella società, senza lasciare spazio per la trasformazione della società e l’avanzamento dei diritti.
Il 20 novembre è il Transgender Day of Remembrance, data scelta per commemorare le vittime della violenza transfobica in ricordo dell’omicidio di Rita Hester, una donna transessuale uccisa nel 1998 negli Stati Uniti.
Persona che sente una discordanza persistente tra il proprio sesso biologico e la propria identità di genere e, per questo, compie un percorso di transizione (da un sesso biologico a un sesso di elezione) che va dall’assunzione di ormoni alla riassegnazione chirurgica del sesso. Il termine si declina al femminile (la transessuale) per chi parte da un corpo maschile e transita al femminile (MtF = male to female), si declina al maschile (il transessuale) per chi parte da un corpo femminile e transita al maschile (FtM = female to male)
Insieme di credenze, emozioni e atteggiamenti negativi nei confronti della transessualità o delle persone transgender, costruito a partire da stereotipi e pregiudizi eterosessisti, che può manifestarsi in comportamenti discriminatori in diverse forme: da una generale chiusura a forme più aggressive e violente, verbali e/o fisiche e/o psicologiche. Anche in questo caso (cfr. Omofobia), sarebbe più appropriato parlare di transnegatività o pregiudizio anti-transessuale.
Forma di transfobia spesso non cosciente, risultato dell’educazione e dei valori trasmessi dalla società, di cui a volte sono vittima le stesse persone transessuali.
Termine ‘ombrello’ che comprende tutte le persone che non si riconoscono nei rigidi modelli di sesso e genere, e quindi nell’obbligo di far corrispondere la propria identità di genere con i ruoli di genere socialmente legittimati, ritenendoli troppo restrittivi rispetto alla propria percezione di sè. Per comprendere appieno il significato di transgenderismo è necessario abbandonare le dicotomie di genere (maschile/femminile) proprio perché il significato di transgender indica un posizionamento oltre il/al di fuori del genere.
È il risultato del percorso di auto-accettazione che permette a una persona omosessuale di vivere la propria identità alla luce del sole.
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