Dal 1 Novembre 2013 la Germania è diventata il primo Paese europeo a consentire che i bambini, nati senza chiare caratteristiche fisiche in grado di determinare il genere, vengano registrati come né maschio né femmina (Legge sullo Stato civile, Paragrafo 22 terzo comma). I genitori potranno quindi lasciare il campo vuoto sui certificati di nascita; in questo modo la Germania riconosce la creazione di una categoria per il sesso indeterminato nel registro pubblico. La decisione è basata su una raccomandazione della Corte Costituzionale tedesca, che sottolinea la necessità del riconoscimento giuridico delle persone intersessuate e del rispetto della loro esperienza di vita con caratteristiche sessuali non conformi né al genere maschile né a quello femminile, tutele che rientrano nell'ambito dei diritti umani individuali. La legge ha lo scopo di rimuovere la pressione sui genitori, costretti a prendere rapidamente una decisione sui controversi interventi di assegnazione del sesso per i neonati e di permettere alle persone intersessuate di decidere quando identificare se stesse con l'uno o l'altro sesso e registrare la variazione sui loro certificati di nascita; in alternativa, esse possono anche scegliere di mantenere il loro genere non definito. Questa normativa rappresenta senz’altro un’azione concreta, da parte della Germania, per il riconoscimento dei diritti delle persone intersessuate, ma non è sufficiente per risolvere completamente le complesse questioni legate all’intersessualità. Dal dibattito intorno alla legge, emerge la necessità di lavorare per trovare soluzioni che affermino il diritto all'integrità fisica e all’auto-determinazione delle persone intersessuate e per fornire strumenti formativi sulle tematiche legate all’intersessualità ai genitori, agli insegnanti e ai medici, chiamati in prima linea per garantire ai/alle bambini/e, in seguito all’introduzione di questa nuova legge, di crescere in ambienti scolastici e sociali non discriminatori.