Queste tre sentenze storiche sono generalmente riconosciute (anche nel testo del Comitato Nazionale per la Bioetica italiano) come gli eventi normativi che hanno modificato le procedure decisionali rispetto al protocollo di cura dei minorenni diagnosticati con condizioni intersessuali/DSD (Disordini della Differenziazione Sessuale), insistendo sul diritto all’integrità fisica e alla comunicazione completa della diagnosi e ridefinendo l’età del consenso del bambino.

Nel sommario curato da ISNA circa le decisioni della Corte Costituzionale della Colombia, viene descritto il contesto da cui esse scaturirono e dopo un breve paragrafo comparativo relativo alla situazione degli Stati Uniti, si sottolinea come tali sentenze abbiano costituito una pietra miliare nel diritto delle persone intersessuate, in quanto primi casi affrontati da un’Alta Corte su tale tema.

La Corte si pronunciò sui soggetti autorizzati ad esprimere il consenso circa la chirurgia genitale sui bambini intersessuati, ed accordò tale facoltà ai genitori secondo criteri che considerassero:

1. l’urgenza della procedura;
2. i rischi e l’invasività della stessa;
3. l’età ed il grado di autonomia e consapevolezza del bambino.

Sebbene la Corte riconoscesse la potestà dei genitori per ciò che concerne l’interesse dei propri figli, essa constatò anche, in seguito al contributo delle parti in causa, che spesso in seguito alle diagnosi di DSD gli stessi genitori prendevano decisioni frettolose, basate più sulle proprie paure e preoccupazioni, piuttosto che incentrate sull’interesse dei figli, senza avere ricevuto informazioni esaustive. Pertanto, la Corte riconobbe la necessità di un consenso informato particolarmente articolato, messo per iscritto, nonché ripetuto, e comunque non più esprimibile esclusivamente dai genitori se l’età del bambino fosse superiore ai cinque anni, età in cui si ritiene che abbia sviluppato un’identità di genere e raggiunto un grado di indipendenza che deve essere rispettato.

Le decisioni, come illustrato nel sommario, giunsero dopo un accurato studio durato oltre un anno, ove le parti del dibattito (favorevoli o contrari all’intervento chirurgico per i bambini intersessuati) si trovarono d’accordo su un unico punto, ovvero la mancanza di evidenza scientifica che desse sostanza all’una o all’altra ipotesi. Pertanto, si ritenne di fondamentale importanza il parere dei diretti interessati: tenendo in considerazione il contributo della Intersex Society of North America (ISNA) (costituito da un documento argomentativo di 10.000 parole, centinaia di pagine di articoli, libri e videotestimonianze), la Corte sostenne che i genitori non potessero acconsentire ad interventi chirurgici volti a determinare l’identità sessuale del proprio figlio oltre l’età del consenso stabilita senza che questi fosse stato coinvolto nella decisione. Essendo tali sentenze inappellabili, la Corte espresse la possibilità di integrare queste ultime in futuro, secondo l’evoluzione della società, sottolineando in conclusione come fosse di fondamentale importanza che tutti imparassero dall’ascolto dei soggetti coinvolti, ed anche che fosse responsabilità dello Stato aprire spazi a coloro che fino a quel momento erano stati costretti al silenzio.