La Corte di Strasburgo ha ritenuto, all'unanimità, che l'interferenza con l'esercizio della libertà di espressione dei ricorrenti, condannati in Svezia per le loro dichiarazioni omofobe, non integra alcuna violazione dell'art. 10 CEDU. I quattro cittadini svedesi ricorrenti, nel dicembre del 2004, si erano recati presso una scuola superiore ed avevano riposto - prima di essere allontanati dai responsabili della scuola - un centinaio di volantini a firma di un'organizzazione chiamata National Youth negli armadietti personali degli alunni o sopra di essi, volantini che definivano l'omosessualità una «tendenza sessuale deviante», avente un «effetto moralmente distruttivo sulla sostanza della società» e responsabile dello sviluppo e della diffusione di HIV ed AIDS. Promossa nei loro confronti un'azione penale per il reato di hate speech omofobico previsto dal codice penale svedese, erano stati condannati in via definitiva dalla Corte Suprema nel 2006: tre di loro a pene sospese combinate con multe che andavano da circa 200 a 2.000 euro, il quarto alla libertà vigilata.
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