La sentenza nasce in seguito all’appello, da parte di un padre separato, contro una precedente sentenza della Corte d’appello di Brescia. Mediante tale pronuncia, il figlio veniva affidato in via esclusiva alla madre, la quale successivamente era andata a convivere con un’altra donna. Secondo l’uomo, il contesto domestico non avrebbe costituito un ambiente idoneo per il benessere del bambino, in quanto famiglia caratterizzata da una relazione omosessuale fra i componenti adulti. La Corte di Cassazione ha però stabilito che l'affidamento del minore alla madre omosessuale dopo la rottura della relazione di coppia dei genitori non è, di per sé, dannoso per l'equilibrato sviluppo dello stesso, dovendo le ripercussioni negative dell’ambiente familiare materno essere specificamente provate, sul piano educativo e della crescita del bambino, con certezze scientifiche o dati di esperienza e non invece con mero riferimento al pre-giudizio che sia dannoso per l'equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale.
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